UTOPIA: parola dolce e terribile, seduttiva e tentatrice come le sirene di Ulisse; che ha attirato tanti sognatori e tanti “cattivi maestri”, tanti idealisti e tanti spregiudicati demagoghi… In ogni epoca gli uomini hanno vagheggiato mondi migliori, dove fossero bandite ingiustizia e sopraffazione; spesso hanno tentato di realizzarli, o con improvvisate fiammate di rivolta o sulla base di (fin troppo) ben congegnati progetti rivoluzionari. Ma sempre la realizzazione si rivelo’ deludente rispetto ai disegni sulla carta; quando non e’ apparsa addirittura mostruosa e deformante.
Perché questa drammatica contraddizione fra le speranze ed i risultati?
Forse che le utopie devono restare nel limbo degli ideali, dei modelli, delle buone intenzioni, stando bene attenti a non cercare di realizzarle sul serio? Forse funzionano solo come stimolo all’azione quotidiana, come ideali di riferimento, ma sono pericolose quando vengono assunte come manuali
dell’agire politico e sociale?
Sta di fatto che le grandi utopie del Novecento si sono rivelate, nei fatti, degli incubi, da cui forse non ci siamo ancora del tutto liberati. Ma e’ possibile vivere le utopie in un modo più “laico”, senza farsene possedere e dominare? Oppure è possibile – e auspicabile – vivere senza utopie?
Forse una risposta potrebbe essere questa: viva l’Utopia, purché non diventi ideologia; purché non si cerchi di imporla come ricetta universale per la felicità. Come e’ possibile infatti imporre dei sogni? Ognuno sogna il suo sogno, ognuno persegue la sua idea di felicita’. Ma insieme – e liberamente – e’ possibile, forse, avvicinarsi alla costruzione di isole di fratellanza, di amicizia e di solidarieta’. Dalle isole, poi, una rete di arcipelaghi, e poi ancora, chissa’…

Abbiamo prodotto delle dispense, che potete visualizzare/scaricare qui che raccolgono un’ ampia antologia di testi di autori antichi e moderni che a vario titolo hanno trattato queste problematiche. Si tratta di filosofi, poeti, uomini politici, scrittori: tante voci diverse su un tema che ha sempre affascinato – o terrorizzato – gli uomini.