L’Isola che non c’è organizza sabato 19 ottobre una visita alla Casa Museo Pogliaghi al Sacro Monte di Varese. L’appuntamento è fissato per le ore 10.30 e la visita guidata ha la durata di un’ora circa. Per chi lo desidera, sarà poi possibile visitare il Museo Baroffio e la Cripta del Santuario.
Visita guidata al Museo Pogliaghi: € 10; visita Museo Baroffio e Cripta: € 5. Ingresso gratuito con Abbonamento Musei Lombardia.
Partenza da Saronno con auto propria ore 8.45. Ritrovo al parcheggio di via Toti.
Iscrizioni fino ad un massimo di 25 persone entro venerdì 11/10.
La Casa Museo Lodovico Pogliaghi è situata al termine del viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese. Lavorando al restauro delle cappelle, Lodovico Pogliaghi (Milano 1857 – Varese 1950) rimase stregato dalla tranquillità e dalla bellezza di questi luoghi. A partire dal 1885 decise di acquistare vari terreni attigui sui quali iniziò a costruire la villa, alla quale lavorò fino alla morte. Concepì l’abitazione come un laboratorio-museo dedicato al ritiro, allo studio e all’esposizione del frutto della sua passione collezionistica. L’edificio, progettato dallo stesso Pogliaghi, riflette il gusto ecclettico dell’epoca e l’interesse del proprietario verso tutte le forme d’arte.
La collezione comprende preziosi reperti archeologici egizi, etruschi e di età greco-romana, pitture e sculture databili tra il Rinascimento e l’epoca barocca, una ricca collezione di tessuti antichi europei e asiatici, pregiati arredi storici, curiosità e oggetti bizzarri da tutto il mondo. Accanto alla sua collezione, la villa conserva bozzetti, gessi, disegni e materiali di lavoro di Pogliaghi. Pittore, scultore, architetto e scenografo, si applicò con grande finezza ed eleganza anche alla grafica, alla glittica, all’oreficeria e all’arte vetraria, lavorando per committenze di grande importanza. La sua opera più nota è sicuramente la porta maggiore del Duomo di Milano, il cui gesso originale è conservato presso la casa museo. In totale la casa museo ospita più di 1500 opere tra dipinti, sculture e arti applicate e circa 580 oggetti archeologici.
La villa, oggi di proprietà della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, è stata aperta come museo dal 1974 e sino agli anni ‘90 del Novecento. Ha riaperto al pubblico nel maggio del 2014. La scelta di non predisporre didascalie per le opere e di accompagnare il pubblico con visite guidate rispecchia la volontà di mantenere viva – per quanto possibile – la dimensione quotidiana e domestica della villa, concepita dallo stesso Pogliaghi come luogo abitativo e museale.
Museo
Il Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte che sorge accanto al Santuario di S. Maria del Monte, è uno scrigno d’arte dal sapore insieme antico e nuovo. Alla straordinaria collezione storico-artistica del Santuario si uniscono la raccolta di dipinti di Giuseppe Baroffio Dall’Aglio e una sezione d’arte del Novecento, nata con l’ultimo complessivo restauro del Museo.
La semplice facciata, preceduta da un terrazzo che offre uno dei più bei panorami di Lombardia, nasconde una complessa articolazione su tre piani: le luminose sale novecentesche si alternano alle suggestive antiche stanze che corrono nascoste sotto al Santuario, con resti di affreschi quattrocenteschi.
Immagine-simbolo del Museo è la Madonna con il Bambino di Domenico e Lanfranco da Ligurno, ai quali spetta una posizione di rilievo nell’ambito della scultura medievale lombarda. Era sul portale che fu realizzato entro il 1196 nell’ambito del nuovo Santuario, costruito sopra allo spazio poi chiamato cripta; è la prima rappresentazione della Vergine sopravvissuta in questo luogo di secolare devozione mariana. Uno dei più antichi antifonari di canto ambrosiano, con vivaci miniature della fine del XIII secolo, si accompagna all’antifonario miniato nel 1476 da Cristoforo de Predis, capolavoro di arte lombarda, con lo sfolgorante frontespizio e oltre quaranta capilettera miniati, gemme dai sorprendenti dettagli. Tracce insigni d’età sforzesca sono i dossali del coro, intagliati da Giacomo Del Maino, già attivo nella Basilica di S. Ambrogio; il prezioso paliotto donato al Santuario verso la fine del Quattrocento dal duca di Milano Ludovico il Moro, tessuto tra i più complessi e raffinati mai realizzati; il Paliotto leonardesco con l’originale ricamo imbottito raffigurante la Vergine delle Rocce, ispirato al celebre dipinto di Leonardo oggi al Louvre, qui ripreso in anni vicinissimi al modello. Un disegno con la Fuga in Egitto di Carlo Francesco Nuvolone è importante testimonianza dell’affresco che egli realizzò presso la Terza Cappella, dove ora campeggia il murale di Renato Guttuso.
Grazie alla donazione di Giuseppe Baroffio Dall’Aglio (Brescia 1859 – Azzate 1929), alla cui generosità si deve la costruzione della sede attuale (1932 – 1936), e a successive minori donazioni, il patrimonio del Museo si è arricchito di una vasta quadreria, con dipinti dal XV al XVIII secolo. Il nucleo più significativo è costituito da opere fiamminghe e olandesi, anche se non mancano autorevoli pittori lombardi ed emiliani, quali Camillo Procaccini, Girolamo Chignoli, Bartolomeo Schedoni, Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Pietro Antonio Magatti, Giuseppe Antonio Petrini, Federico Faruffini.
Una grande sala ospita la sezione contemporanea, nata grazie alla donazione di Monsignor Pasquale Macchi, con una sessantina di opere del Novecento a tema mariano. Artisti che in epoca recente hanno scritto in loco pagine significative (Guttuso, Bodini, Manfrini, Longaretti), si uniscono, con una felice alternanza di tecniche e stili, ad artisti amati da Paolo VI (Carpi, Consadori, Fazzini, Filocamo, Scorzelli), di cui Monsignor Macchi fu fedele segretario. Artisti varesini di nascita o d’adozione (Borghi, Frattini, Montanari, Quattrini, Tavernari) convivono accanto a maestri italiani (Biancini, Cantatore, Conti, Minguzzi, Radice, Sironi, Sassu) e ad alcuni protagonisti dell’arte europea del XX secolo (Matisse, Rouault, Buffet).